Una chiesa a Portoferraio
e due copie della SS. Annunziata

Il libro Devozione popolare nell’Arcipelago Toscano di Paolo Casini, 2o13, ricorda le tante immagini della Madonna presenti nelle isole toscane, compresa la poco frequentata Montecristo.
Riporta anche le foto di due copie dell’affresco della SS. Annunziata di Firenze a Portoferraio.
La prima si trova nella via che si chiama proprio dell’Annunziata, alla Crocetta, dove una grossa sporgenza rocciosa a forma di tre monti ha sopra piantata una croce in ferro e fa da tabernacolo a una nicchia quadrata con la santa icona di terracotta colorata, opera di Giovanna Emo (2000).
L’insieme è molto grazioso e riproduce la scena dell’angelo e della Madonna con gli atteggiamenti e gli oggetti tipici: la posizione della mani, il tappeto, il cuscino, il libro e altro ancora. Vicina è la chiesa della SS. Annunziata, alla quale conduce una stradella. Un tempo solitaria, come si può vedere sopra nel disegno di fine Seicento – dove è presente pure la croce (diversa) sui tre monti –, ora è circondata da case e negozi che ne oscurano parzialmente la vista.
L’edificio ha forma esagonale, un portico a tre arcate, una cupola poligonale e un campanile a vela. Il loggiato è lastricato di “mattoni di Livorno”, i lati hanno due finestre che danno la possibilità di pregare anche dal di fuori.
Detta “piccola Santa Croce” a causa delle lapidi funebri di cittadini celebri, ottocentesche, la chiesa fu iniziata il 25 marzo 1574 nel luogo detto il “Monte di là del Cavo Bianco” e ultimata il 4 gennaio 1581. Ne fu promotore Giovanni Paolo di Bartolo Cipriani che raccolse dalle pie persone le elemosine necessarie.
Marisa Sardi, scrittrice elbana, scrive:
“La cappella suburbana, dapprima a forma esagonale con cupola, fu accresciuta ai primi del Seicento grazie all’aiuto del governatore della città Marzio dei Conti di Montauto e di altri benefattori che permisero la realizzazione di un oratorio.
Assunse così una forma quadrilunga con all’esterno un loggiato ed all’interno l’altar maggiore e due laterali, uno dedicato al Crocifisso, finanziato dal granduca, e l’altro dedicato a San Frediano, realizzato grazie alla signora Barbera Carpani. A pochi metri di distanza venne costruita una cisterna di acqua piovana e un piccolo romitorio per ospitarvi un “Romito” addetto alla custodia del sacro tempio. Ma se nel Seicento la chiesetta fu molto frequentata e ricevette finanziamenti da numerosi benefattori, per istanza del governatore Niccoli l’anno 1719 fu interdetta con pretesto che serviva di rifugio alli disertori spagnoli che fuggivano di Longone. Un degrado irreparabile sopraggiunse nel 1799 quando la parte anteriore dell’oratorio fu distrutta dai Francesi che si accamparono sulla collina per meglio bombardare la piazza di Portoferraio. Rimase in piedi solo la figura esagonale e l’altare centrale. Si rese quindi necessario un restauro che avvenne contemporaneamente alla costruzione del nuovo cimitero dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento. Nel 1818, la cappella fu riaperta al culto. In tale occasione il papa Pio VII concesse una speciale indulgenza a chi avesse visitato questo oratorio nel 25 marzo, festa dell’Annunziata, titolare della chiesa e nel giorno dei defunti. In seguito alla costruzione dei cimiteri delle due confraternite e delle rispettive cappelle, la SS. Annunziata ha conosciuto periodi di abbandono, alternati da interventi di recupero e restauro come quelli del 1931, del 1968 e del 1996. Attualmente il sacro immobile, che appartiene alla Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, per mancanza di sacerdoti nella parrocchia, viene aperto in occasione della festa liturgica dell’Annunciazione ed il primo maggio come inizio del mese mariano” (Lo Scoglio, 2012).

Era esposta in questa chiesa la seconda copia della SS. Annunziata a Portoferraio sopra citata. Casini in Devozione scrive: ... il dipinto “è stato traslato per motivi di sicurezza nella chiesa del Santissimo Sacramento dove tuttora è visibile. Eppure nell’inventario della chiesa del 1921 la tela viene citata sebbene non si riporti né l’autore e neanche l’epoca della sua esecuzione. Quest’ultima potrebbe corrispondere al Seicento e le mani che hanno lavorato sulla tela sembrerebbero due abbastanza ben distinte. La prima si è occupata di comporre la parte inferiore con la Vergine Annunziata, mentre l’altra, quella superiore, con Dio Padre e cherubini, può essere attribuita ad un allievo. In ogni caso gli autori si sono ispirati al famosissimo affresco ... che si trova nel santuario della SS. Annunziata di Firenze”.

Paola Ircani Menichini, 9 aprile 2022.



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